martedì 21 gennaio 2020

Rise of Skywalker - se ne salva poco



Okay, ho visto anch'io Episodio IX l'Ascesa di Skywalker. E lo commentero' con limitati spoiler. Se vi è piaciuto tantissimo, non vi consiglio di leggere l'articolo.

Voto come finale della saga: SEI

Che diventa SETTE se consideriamo come hanno fatto evolvere il personaggio di Rey. Non c'è nulla di originale o di non immaginato prima da qualcuno, ma il modo in cui hanno chiuso la storia non stona troppo con il resto. Apprezzabile il contrappasso: tu hai corrotto colui che rappresentava la speranza dei Jedi e hai cercato di corromperne la discendenza, e ora guarda un po' chi mandiamo a farti il mazzo una volta per tutte…

Voto come film: DUE (per essere generosi)

L'ho guardato sperando che non fossero, come dicevano alcuni, 120 minuti di fan service. E in effetti oltre a 100 minuti di fan service c'erano una ventina di minuti di scene godibili, accuratamente scollegate l'una dall'altra. Il risultato parla chiaro: JJ Abrams ha sceneggiato e diretto il film seduto sulla tazza. Semplicemente, il film non racconta una storia, ne snocciola la trama inserendo ove possibile delle scene fatte per commuovere chi ha seguito la storia fino a quel punto. Ma questo non si chiama film, si chiama collezione di cameo. Giusto per non ripetere per la terza volta la parola con la f.

Che cosa non si puo' proprio guardare

  •            L'evento principale del film era il ritorno di Palpatine. Uno studente del primo anno di scrittura creativa avrebbe capito che era il caso di rivelare le cose poco a poco, con la scoperta che era ancora vivo verso metà film, con un sano colpo di scena. E invece non solo ce lo spiattellano davanti nella scena iniziale, ma addirittura nei TITOLI DI TESTA. Nei titoli… ragazzi, ma qualcuno vi ha mai spiegato la differenza tra raccontare una storia e scrivere un testo? Particolarmente quando la storia si suppone raccontata con immagini.
  •         "Guarda Yoda, ora che sono morto ci riesco a farlo levitare". Questo non è manco UN fanservice, è IL fanservice. Si noti che le erbacce di palude sull'X-wing sono ancora quelle del sistema Degobah (spero di non averne mai un'infestazione in giardino), e Luke fa un gesto con la mano che fa sembrare che abbia tre dita.
  •       Ian McDiarmid aveva recitato bene in tutti e quattro i film in cui compariva. E lui e Lucas hanno sempre sfruttato magistralmente l'ombra che il cappuccio proiettava sul viso dell'imperatore, coprendogli a tratti gli occhi, per dargli espressività e accentuare la caratterizzazione del personaggio anche con un  costume in definitiva semplice. Ma di tutte quante le idee, quella di fargli spuntare dei "faretti" da sotto il cappuccio che nulla hanno a che vedere con il personaggio come rappresentato in precedenza, chi, CHI l'ha avuta? Manco nei film di Ultraman si usano effetti dozzinali del genere.
  •       Non si vede il labiale di Adam Driver quando rivela a Rey la propria origine. Indossa il casco. E la rivelazione che fa, curiosamente, non viene poi ripresa quando Rey affronta l'Imperatore. Ma la battuta-rivelazione non è stata aggiunta in seguito, in fase di montaggio, dopo avere indagato su cosa sarebbe piaciuto di più ai fan. Tu non hai fatto questo, JJ, VERO?
  •       E infine notiamo che dopo aver toccato il fondo si puo' ancora scavare. Dopo aver buttato li' che forse Finn ha dell'interesse per Rey ma non c'è trippa per gatti, quale soluzione migliore che trovare una possibile fidanzata DI COLORE per il povero Finn? Chi ha avuto questa idea dovrebbe essere condannato a vedere tre volte al giorno "Indovina chi viene a cena?", baciando il santino di Sidney Poitiers dopo ogni visione.

CHE COSA SI SALVA

  •       Lo scontro finale. Nulla di originale ma è godibile vedere Rey che fa cose che neppure Yoda era riuscito a fare. E stavolta Palpatine era decisamente più forte che in Episodio 3.
  •       Il duello nella tempesta. Il più bello della serie, poche luci, non troppi effetti speciali ma estremamente drammatico.
  •       Infine, i costumisti sono riusciti a evitare la tentazione di aggiungere "figosità" all'outfit della protagonista come fatto con Luke in Episodio 6. Rey rimane sempre coerente con le sue origini e va a sconfiggere definitivamente il male infagottata nel suo costume da raccatta-ferrivecchi del deserto, completo di fasciature in puro stile lebbrosario e calzini antistupro.

Insomma, se non l'avete capito l'unica cosa che ho trovato accettabile del film sono Daisy Ridley e il suo personaggio. E ora che l'hanno resa cosi' interessante hanno dichiarato che questo arco narrativo si è concluso definitivamente. Applauso.

GIUDIZIO FINALE: UN SONORO "QUATTRO"

E' un film che cerca di emozionare lo spettatore, e a tratti sicuramente ci riesce. Ma dei passaggi emozionanti non legati in una vera trama non fanno un film. E' un prodotto del calibro di Independence Day o Battleship: idea di base carina, ma raccontata cosi' male e infarcita di tante incoerenze che era difficile fare di peggio. Si lascia vedere e magari viene voglia di rivederlo un giorno, ma questo non lo salva.

Chiedo troppo se spero di rivedere un giorno Daisy Ridley in questa parte, ma sceneggiata e diretta per bene?


martedì 29 maggio 2018

A volte sui principi non bisogna cedere


Si sono sicuramente sprecate le voci secondo le quali, anche se dal punto di vista strettamente ideale ha ragione da vendere, Mattarella avrebbe dovuto agire piu' pragmaticamente. Diciamocelo, ha fatto il "duro e puro", l'intransigente sui principi, e immediatamente sono partiti i rimproveri per avere indirettamente favorito quelli che intendeva contrastare. Che, in un modo o nell'altro, riusciranno a riprendersi quello che e' stato loro negato. Date loro tempo.

E' andato al difuori delle sue competenze, il Presidente Mattarella? Certo, in virtu' delle regole istituzionali in vigore, e tanto criticate, la sua carica non e' tra quelle elette direttamente dal popolo. La sua autorita' si basa su un compromesso tra partiti per indicare il nome di una persona di alta dignita' e responsabilita'. Ma una volta assurto a quella posizione, il Presidente rappresenta i cittadini, anche quelli che non sono d'accordo con lui. E ha un dovere formidabile: quello di non cedere a ricatti, a minacce, a intimidazioni. Perche' se il Presidente cede alle minacce, all'arroganza di chi si ritiene depositario della sovranita' popolare quando non lo e', allora anche i cittadini che egli rappresenta.stanno cedendo con lui a quell'arroganza.

Si, d'accordo, sono in tanti i cittadini che si sono schierati, piu' o meno apertamente, dalla parte di quelli a cui Mattarella ha sbarrato la strada. Per carita', hanno diritto alle loro opinioni, ma il fatto che in tanti non apprezzino quello che ha fatto e che sta facendo non puo' fermare un uomo che ha il senso delle Istituzioni come ce l'ha Mattarella. Per un uomo come lui, una decisione presa da una carica istituzionale non puo' che essere una decisione di principio. Avere passato mesi a discutere con interlocutori forse non degni della posizione che ricoprono e' stato, da parte di Mattarella, un segno di disponibilita' al dialogo, non di accettazione del ricatto.

Finira' male? Possibile. Anche probabile. Chi vuole male al Presidente Mattarella ha i mezzi per fargliela pagare. E per disfare - apparentemente - quello che lui ha cercato di fare quando ha rifiutato di cedere alle pressioni dei prepotenti. Ma c'e' una cosa che dobbiamo tenere sempre presente: la Storia ricorda chi ha tenuto duro sulle decisioni di principio, non chi ha favorito il compromesso ad ogni costo. Forse non e' stata corretta dal punto di vista della tattica immediata la scelta fatta dal Presidente Mattarella, ma se avesse ceduto al compromesso, avrebbe perduto la guerra, non solo una battaglia. Perche' avrebbe perduto il senso ultimo della carica che ricopre.

Una carica per affermare la dignita' della quale il Presidente PIERSANTI Mattarella e' stato disposto anche a rischiare tutto dal punto di vista personale.



Perche' - per chi non l'avesse capito ancora - quanto scrivevo si riferiva a lui, che non accetto' imposizioni dalla DC corrotta degli anni 80.

Lascio al lettore di giudicare quanto le mie considerazioni si applichino al fratello minore.




venerdì 25 maggio 2018

TUTTO IL MALE CHE POSSIAMO DIRE SU CONTE


All'arrivo del nuovo governo, ricominciano puntuali come le allergie i miei commenti politici. E con l'arrivo del governo grillo-leghista, ho persino il piacere di essere redattore di un blog di opposizione. Ma pensa un po', posso di nuovo scrivere "Piove, governo ladro!".


(PS non che di Renzi fossi un grande fan. Anzi, esserselo levato di torno - speriamo! - non mi pare il male peggiore di questa legislatura).
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Abbiamo dunque un governo in fase di formazione. Guidato da un tizio di cui non aveva sentito parlare mai nessuno. Che comunque non è proprio la “casalinga di Voghera” delle battute della TV anni 80. Tuttavia, il professor Conte è un grillino, quindi qualche difetto dovrà per forza averlo. Cerchiamolo con affanno.

CONTRO
  • Equitalia gli ha ipotecato (non pignorato, come ha scritto qualche giornale) una casa per 50.000 euro di cartella esattoriale. E quindi? Sul certificato penale non spunta, non è motivo di esclusione dai pubblici uffici.
  • Non ha esperienza politica. Come un certo Pizzarotti, che non aveva completamente esperienza politica, eppure ha governato Parma talmente bene che Grillo lo ha cacciato (ma i Parmigiani se lo sono tenuto ben stretto...).
  • Ha scritto di avere perfezionato i suoi studi a New York e in altri luoghi, ma la NYU ha affermato che non è mai stato iscritto ad alcun corso come docente o discente. Ehm, Conte  è docente universitario, ossia uno che le competenze le certifica, non se le fa certificare. Quando deve accrescere il suo bagaglio culturale non chiede ad un’altra Università di frequentare un corso, accede direttamente alle strutture dell’Università per fare ricerca. E di questa richiesta di accesso, se leggete bene la dichiarazione della NYU, c’è abbondante traccia. Ossia: a fare i suoi studi a New York sul diritto americano ci è andato, semplicemente non ha chiesto alla NYU di certificare che ha studiato là. E’ un professore ordinario, non ha bisogno di questo: le sue competenze le attestano le pubblicazioni professionali.
  • Gli si spettina il ciuffo (come a Leoluca).

PRO
  • C’ è il fondato rischio che ne capisca qualcosa di giurisprudenza, costituzionalità, ecc.

Beh, che dire: i contro superano nettamente i pro. Nel mondo in cui i docenti universitari si iscrivono ai corsi delle altre Università, intendo. Nel mondo reale la cosa è un po’ diversa.

Mi immagino la scena delle due ore che Conte ha passato con Mattarella – i due non si conoscevano – per convincerlo che avrebbe formato un buon esecutivo. Dove è venuto fuori che:
  • Conte è docente universitario di diritto. Come Mattarella.
  • Conte è, come orientamento politico, un cattolico progressista. Come Mattarella.
  • Conte pare essere, dai primi passi che ha mosso, uno pacato che non urla. Come... ok, avete capito.


Sorge il serio dubbio che il Presidente della Repubblica sia uscito da quel colloquio affatto convinto. E prego di notare che sto facendo un uso affermativo dell’avverbio “affatto”, desueto ma ancora valido. Vuol dire che alla fine era proprio convinto, e in partenza non lo era. Che gli sia venuto il dubbio che Conte possa stemperare le intemperanze verbali e destrorse del dinamico duo Giggino e Matteo (soprattutto Matteo)? Parrebbe...

Rimaniamo in attesa di vedere che farà il Presidente Incaricato. Sarà un drone della Casaleggio Associati o un vero capo dell’esecutivo? La telenovela si fa avvincente.

venerdì 7 luglio 2017

Lancio e crowdfunding di GdR: un confronto

Questa è una sorta di risposta articolata - che avevo promesso - alle considerazioni fatte da Tommaso De Benetti di The World Anvil prima e durante il Kickstarter del loro gioco "Nostalgia - la flotta nomade" per il loro sistema Monad. Come ricorderete avevo espresso qualche dubbio sul fatto che autori che ancora di fatto non avevano pubblicato esponessero il loro parere in una forma che lo faceva sembrare un punto di vista obiettivo fondato sull'esperienza. Ora che quanto meno la campagna crowdfunding c'è stata, facciamo qualche considerazione fondata su dati veri.

Innanzitutto una chiarificazione: penso che Monad e Nostalgia siano ottimi prodotti che stanno venendo fuori bene, e chi ha partecipato al Kickstarter ha sicuramente fatto un affare. E non potrei dire altrimenti, anche non avendo davanti il prodotto finito, perché almeno due delle persone al lavoro sul progetto (Daniel e Natascia) fanno abitualmente parte del team che cura anche i miei, di giochi. Posso quindi dare personali rassicurazioni sull'affidabilità di chi ci sta lavorando. E del resto, si è già visto qualcosa del prodotto in lavorazione e quel che si è visto è davvero bello.

Ciò detto vorrei capire cifre alla mano se tutte le considerazioni (preventive, ricordiamolo) che fa Tommaso sul "come si fa" e "quanto costa" siano accurate o no. Non è una domanda oziosa o un "farsi i c... degli altri", ma una considerazione sul fatto che l'Italia è piena di potenziali autori dotati di buone idee, che spesso debbono autopubblicarsi. E quindi è bene che se ci sono degli "how to" in giro per la rete, si faccia attenzione a non confondere i potenziali autopubblicatori.

Vorrei dunque fare un raffronto con un altro crowdfunding fatto da noi, di successo, per capire se davvero le cifre esposte siano necessariamente quelle, o se esistano altre strade alternative più o meno valide. Il crowdfunding che userò come paragone non è il nostro ultimo di Red Moon Rising, ma quello della versione francese di Gatthulhu, fatto lo scorso anno. Questo per due motivi:
  • confrontare un prodotto mirato a tutto il mondo con uno mirato alla sola Italia ha poco senso, meglio comparare prodotti mirati a un pubblico mononazionale.
  • la campagna di promozione preliminare di Chathulhu è stata efficace, mentre su quella di Red Moon Rising ci siamo resi poi conto che eravamo stati decisamente sotto tono; vedremo tra poco come questo sia il fattore più importante.

Sarebbe interessante mettere a confronto anche Shintiara come crowdfunding recente, ma aveva un target più vasto e il paragone non è calzante al 100%. Notiamo soltanto che la cifra raccolta è nel medesimo ordine di grandezza.

Confrontiamo quindi i due prodotti:
  • L'Appel de Chathulhu, su Ulule, cifra base 5000€ , 30 giorni di campagna, singolo volume brossurato b/n in formato A5, cifra raccolta 7500€ (150%).
  • Nostalgia la Flotta Nomade, su Kickstarter, cifra base 2500€, 40 giorni di campagna , due volumi cartonati a colori in formato A5 e A4, cifra raccolta 8900€ (356%).

Prima premessa:
Come mai Monad ha un obiettivo molto meno ambizioso? Il 2 Gennaio Tommaso stesso sul suo blog, parlando dei costi di realizzazione di Monad, scriveva "Printing the books: about €3000 ($3154)". A parte che ho avuto qualche perplessità sulle restanti cifre di quell'articolo, e glielo ho scritto, questa di 3000€ mi pare invece più che ragionevole. Però significa che il target del Kickstarter è sotto il costo stimato per la sola stampa... fa nascere il dubbio che l'obiettivo sia stato tenuto appositamente basso. Si tratta di una tecnica lecita, per carità, però ci dice che più che la percentuale, per raffrontare i due CF dobbiamo guardare alla cifra raccolta.

Seconda premessa:
Per essere chiari, su L'Appel de Chathulhu non abbiamo speso niente in pubblicità e marketing. Zero. Nada. Una foto del volume italiano fatta da me, e una gentilmente concessami da Matteo Ronci della Terra dei Giochi, e via. Tutti gli annunci social e forum sono stati fatti via canali gratuiti.
Abbiamo dunque le idee un po' più chiare per il raffronto. I due risultati, se non identici, sono molto vicini (1400 euro di differenza su oltre 7000 raccolti dal più piccolo). E va considerato che le spese di produzione di Chathulhu sono pesantemente inferiori (un brossurato B/N contro due cartonati a colori), e non ci sono stati costi di marketing.

Andiamo ora a vedere - questo il mio intento principale qui - quanto incide il lavoro fatto dagli autori con certosina pazienza, e quanto incidono gli strumenti messi a disposizione da Kickstarter e social networks. Ricordandosi bene che per Chathulhu abbiamo usato solo la certosina (pardon, felina) pazienza.

Prima cosa che salta all'occhio: nostalgia ha fatto l'obiettivo in due ore. Praticamente ha fatto un terzo del totale in due ore. Poi però ha rallentato parecchio, e se fate il rapporto pledge/giorno, Chathulhu è andato addirittura più veloce, dato che la campagna è durata di meno. Questo che cosa ci dice? Che Tommaso ha fatto un ottimo lavoro di sensibilizzazione pre-campagna, annunciando ovunque che "Monad stava arrivando". Questa tecnica ha pagato, non c'è che dire. Del resto lui è un professionista :)

Anche noi ovviamente abbiamo fatto una grossa pubblicità preventiva, per esempio abbiamo messo su e pubblicizzato la pagina Facebook prima, tecnica sperimentata anche con l'edizione italiana con grandissimo successo (la pagina italiana di Gatthulhu ha la metà dei like di quella dell'edizione internazionale, il che la dice lunga). E postato strategicamente annuncio della campagna in arrivo sui gruppi di GdR francesi e belgi e sui forum più strategici come Casus No. L'effetto, comunque, è stato meno "esplosivo" di quello avuto da Nostalgia.

Prima considerazione, quindi. L'azione preventiva è fondamentale. E' lei, spesso, che determina il successo di una campagna. Come potete vedere, Tommaso aveva già "in tasca" un terzo dei pledge prima di iniziare. Forse ha un po' "sparato all'uccelletto col cannone", dato che fare un terzo dei fondi in due ore non era strettamente necessario, andava bene anche farli in tre giorni come Chathulhu, ma quanto meno Nostalgia ha fatto parlare di sé. Quindi, aspiranti autoproduttori, mettetevi bene in mente una cosa: il grosso del lavoro lo dovete fare voi. E lo dovete fare prima.

Diamo ora un'occhio al resoconto che Tommaso ha fatto dell'uso di adwords, annunci Facebook sponsorizati e co, durante il periodo intermedio della campagna. Lo trovate sui blog post. E mi pare che emerga una cosa: lui stesso non è convinto al 100% dell'efficacia di quanto ha fatto. In pratica ci dice che nelle prime ore in cui usa la pubblicità sponsorizzata, recupera 8-9€ di pledge per € speso, ma che la cosa non dura. Altri ads sponsorizzati li prova e li dismette subito. Domanda mia: ma visto che dopo qualche giorno si raggiunge la saturazione del target, siamo sicuri che quei signori che hanno partecipato subito a causa dell'annuncio a pagamento non sarebbero stati comunque coinvolti dopo? Ripeto, con Chathulhu non ho usato ads sponsorizzati, e i pledge/giorno in media sono analoghi.

Dopodiche mi piacerebbe sapere direttamente da Tommaso se sa darci una valutazione del ROI effettivo dei soldi spesi.

Io nel frattempo sollevo un "ragionevole dubbio" sull'indispensabilità di questi strumenti. E sia chiaro che non sto parlando in generale, ma per l'ambiente estremamente "parrocchiale" del GdR, dove ci si conosce tutti e quindi se spari 10 post su Facebook, anche non sponsorizzati, prima o poi ti vedono.

venerdì 24 giugno 2016

Boom. We have been friendzoned.




Now that the British people have “friendzoned” the rest of Europe, as my friend Dario wrote, what actually worries me is whether the Continental Europe leaders will have the balls to show the Brits where the door is. After all, they asked for it. And at this point, this is a cynical and unpleasant necessity, but still a necessity.

Let us proceed with order. What happened, in fact? I think that the best answer lies in a comment from a reader of “The Guardian” – which is supposed to be a strongly “pro EU” British paper, so this alone should have provided some hint at where this whole story was headed - that I read online during the Euro crisis of 2011. “You wish to live in a country called European Union. We Brits do not.” There is not much more to add: British people wish to be British rather than European. It cannot get simpler than that. And since the Brits live in a democratic country, the end result could not be different than today’s.

Now we could make some other considerations and discover that this is only true of Brits above a certain age, so in fact it is possible that in twenty years’ time the decision made yesterday might become a non-democratic imposition the aged have made over the young. But Europe is growing older, we must face this fact and be prepared for more decisions made by someone else than those who will bear its consequences. Democracy does not come with a correction mechanism for this kind of problem.


However, going back to the balls (Frau Merkel will excuse me if I use this “machism” to represent a leader’s strength of character –  like her or not, she is the strongest of all leaders, so this expression might be inappropriate), the struggle to dump the consequences of what has happened onto someone else has already begun. Boris I, Her Majesty’s future Prime Minister, has said that there is no hurry to invoke article 50. Dave the loser has said that his successor must do it, delaying the inevitable by at least three months for a Tory congress, and maybe even a general election. Pals, it does not work this way. You wanted out. The door is open. Could you please leave? You said we cost you £350 mln per week: you should be eager to enjoy the saving, not to delay it, Boris. Don’t make us suspect that it was all a trick for crying “VICTORY” and you did not actually want to do it. The vote was about Britain going OUT of Europe, not about you going IN at Downing Street, wasn’t it?

While I am strongly afraid that they will not have the persistence needed to actually see Britain out in the appropriate time (concisely expressed in Britain’s own national language as “NOW”), our Continental leaders have already show – at last – some degree of firmness by stating that the will of the British people must be implemented as soon as possible. Mr. Schulz has been even more explicit, tweeting the harsh words “For 40 yrs #UK relation with #EU was ambiguous. Now it's clear. Will of voters must be respected. Now need speedy & clear exit negotiation.”

Now, Mr. Schul is not a diplomat – and he is the Speaker of the European Parliament for this reason, probably, having infuriated Berlusconi when he was acting President of Europe in 2003 by making jokes about soccer (never do this to an Italian: you have the Queen, we have the National Football Team). So he used words that may sound offensive to some Brits. Nevertheless, they represent in full the policy of the British Governments up to Cameron’s cabinet. Ambiguous. I want in, but not exactly totally in, maybe you leave me the option of a sabbatical year? Some time to think more clearly about our relationship?

Let’s face it. If your spouse did to you what Dave did to Europe, you would dump him or her in a moment. Immediate friendzoning.

And this is – hard as it sounds – what Continental Europe should immediately do with Britain. Move it to the friendzone, too. No more Dave vetoing a decision that ALL of the other States wished to implement. No more “I am a special snowflake” agreements negotiated just to say “Sorry, we actually prefer the Out option” some weeks later. You in, you behave like a responsible partner, no special exceptions. You out, you are in the friendzone. As in “we will not let you fuck us [up]”.


If you look at the EU / Eurozone map without Britain, the proportional “weight” of the EU economies which do not use the EURO becomes almost negligible if compared to the Eurozone. Will Poland or Denmark really influence economic policies in the EU once their biggest non-EURO ally is no longer the UK but Sweden? 

Actually, it was Britain’s “maybe in, maybe out” attitude that prevented a better EU integration, not the opposite. Remember the “You want to live… we do not” quote I referenced at the start of this blog entry? Once the Brits are happily in the “friendzone” with Switzerland and Norway, things will naturally move at a faster pace for integration. Of course the Brits can still dream of the Netherlands leaving the EURO in order to form a “Norther market” with the UK and Norway. But they better buy “something strong to smoke” from the Dutch for this purpose, because this is unlikely to go past the dream phase.

So, Continental leaders: boom, we have been friendzoned. Are you ready to friendzone the friendzoners?




sabato 14 maggio 2016

Capitan Pizza: Civil War





Riprendo a scrivere questo blog in occasione della preannunciata guerra che sta avendo luogo a Parma e nel Movimento che la governa. E se non è chiaro chi ci sia sotto la maschera del “normalizzatore” Iron Man, se Grillo o Di Maio, chi sia quello che indossa i panni di Capitan America per ribellarsi alle direttive dall’alto è invece ben evidente.


La riflessione mi sorgeva spontanea leggendo una frase azzeccatissima di Marco Travaglio sul “fatto” di oggi: “Federico Pizzarotti è una bandiera che andrebbe sventolata, non ammainata”. Da questo punto di vista, il paragone tra il Sindaco di Parma e l’eroe vestito dei colori della bandiera USA ci sta tutto, anche perché già Grillo mesi, ormai anni orsono lo aveva chiamato con questo nomignolo ispirato a quel supereroe. Credendo di offenderlo, di sminuirlo. E invece il nome evoca significati positivi: tutti amano gli eroi in costume, e tutti amano la pizza.

Ma come, anzi soprattutto perché si è arrivati a questa “Civil War” che bene di certo non fa al Movimento Cinque Stelle, e all’Italia che lo vedrà presto protagonista di importanti ballottaggi elettorali?

Una logica normale vorrebbe vedere le persone che guidano l’esecutivo nazionale prese tra chi ha esperienza di gestione della cosa pubblica a livello locale o regionale. Ho già scritto una dozzina di volte su questo blog che se la logica dei “portavoce dei cittadini” ha forse un senso per le assemblee legislative, non è assolutamente applicabile all’esecutivo. In caso di catastrofe, attacco terroristico o minaccia di guerra il Presidente o il Premier non hanno il tempo di “consultare la base”: devono decidere in fretta e in autonomia, e sottomettersi in seguito al giudizio del popolo e della Storia.
Era dunque essenziale per il M5S crearsi una classe dirigente di persone “oneste ma competenti” che potessero un giorno divenire ministri, presidenti di enti pubblici, giudici costituzionali. I sindaci di grandi città, eletti dal popolo e dunque suscettibili di “infiltrazioni” di illustri sconosciuti con la faccia e la coscienza pulita, sono i migliori candidati tra cui selezionare i futuri amministratori di un Paese. Sono stati messi alla prova, e possono dimostrare di essere non solo onesti, ma anche “all’altezza”.

Eppure il M5S sta facendo qualcosa di diverso. Perché?

Alle sue origini, nel 2011, il M5S si propone come movimento regionale. Tramite i Meetup, crea una rete di realtà che fanno eleggere consiglieri comunali e regionali in tutta Italia, facendo intuire di avere la forza per arrivare ovunque. Ma il primo volto “storico” del M5S è quello dell’associazionismo locale “certificato”, del “tutti possono farcela” e della genuina “spinta dal basso” nei confronti delle istituzioni. Un’utopia realizzata, in piena regola. E Federico Pizzarotti ne è l’incarnazione migliore: è uno “pulito”, che ci ha provato e ce l’ha fatta grazie al sostegno della sua cittadinanza.

Il cambiamento arriva in un momento ben preciso: l’inizio del 2013, quando arrivano le elezioni nazionali e i sondaggi cominciano a fare intravedere una possibile vittoria dei cinque stelle, un sorpasso o quasi (ma la cabina di regia dei 5S quel sorpasso in realtà non lo vuole: è pronta ad entrare in Parlamento, ma non è pronta a esprimere un governo). Da quel momento in poi, la strategia del M5S vede le elezioni locali e amministrative non più come un momento di trionfo, ma quasi come un peso. L’appuntamento a cui Grillo e Casaleggio si dedicano con più impegno non è quello delle regionali (in Sardegna potrebbero vincere, ma non si presentano neppure), ma quello delle elezioni europee, in cui si illudono di poter sorpassare il PD e chiedere il governo del Paese. Solo dopo essere stati “suonati” da Renzi a quelle elezioni ripiegano sulle poche vittorie che possono raggranellare alle seguenti amministrative (Livorno, Ragusa).

Ma i volti che vengono presentati come “immagine di quello che il M5S è e vuole essere” non sono quelli dei sindaci “con il sostegno della popolazione”, dei Pizzarotti e dei Nogarin. Sono i volti di Di Battista, Fico e Di Maio, volti di persone che hanno preso voti non per loro, ma per il Movimento. Persone che in - quanto persone - sono scollegate dalla base se non per tramite dei voti dati “al Movimento”.

Ora, logica vorrebbe che un Movimento come i Cinque Stelle crescesse nell’associazionismo, si creasse una classe dirigente con le amministrazioni locali, e poi si conquistasse il governo del paese dopo un passaggio semplicissimo ma doveroso: la rielezione dei Sindaci pentastellati perché hanno lavorato bene. Eppure pare che questo passaggio semplice, ma doveroso nei confronti dei cittadini, chiamati a ridare o togliere la fiducia data “in bianco” al candidato della società civile alla tornata elettorale precedente, non avverrà. Per due motivi.

Il primo è che pare che nessun sindaco pentastellato terminerà bene il suo mandato. O, se lo terminerà bene, chiarendo con la magistratura eventuali addebiti fattigli, nel frattempo sarà stato de-certificato da Grillo, epurato e/o esposto alla pubblica gogna.

Il secondo è che i 5S stanno cercando in tutti i modi di accelerare i tempi sulla conquista del Parlamento Nazionale, loro unico e vero obiettivo (“ci vediamo in Parlamento”). Se notate, tutti i riflettori ora si sono puntati su un’unica candidata 5S, una selezionata e sostenuta per benino dal M5S nazionale: Virginia Raggi, candidata a Sindaco di Roma. Una poltrona scomoda, che visti i precedenti difficilmente la Raggi riuscirà a tenere fino a fine mandato. Ma una poltrona su cui c’è chiaramente scritto “prossima fermata Palazzo Chigi”.

Se a questo punto logica e piani dei 5S (di quelli che davvero decidono, nei 5S, non di quelli i cui volti fotogenici appaiono su Facebook e nei talk show) non vi sono chiari, vi consiglio di rileggervi ancora una volta questa storia appassionante.

La trama, a prima vista, sembra quella di un film della Marvel. Ma in realtà non è così.

In realtà è peggio.