martedì 25 febbraio 2014

Un governo migliore? Costava due euro

Non occorrerebbe manco dirle queste cose, ma tant’è. Il Presidente del Consiglio secondo la Cosituzione italiana non è eletto, ma nominato. Cominciamo a ricordarci questo.




Il fatto che ci sia il nome del leader sulla scheda elettorale è solo “fumo” creato ad arte dalla pessima legge elettorale del 2005. Se ricordate, nel 2009 nel difendere il Lodo Alfano di fronte alla Corte Costituzionale, lo scaltro Ghedini sostenne che il cambio di legge elettorale modificava lo status del Presidente del Consiglio in quanto “eletto direttamente dal popolo”. La Corte Costituzionale rigettò la tesi di Ghedini in toto e senza pensarci manco molto: vale quello che c’è scritto in Costituzione, non quel che dice la legge elettorale che è una legge ordinaria (e tra l’altro quella legge lì è anche incostituzionale).

Stabilito quindi oltre ogni ombra di dubbio che la Costituzione non prevede che il Premier sia eletto direttamente dal popolo, facciamo un attimo un giro per vedere come funziona l’elezione e soprattutto la sostituzione del Primo Ministro da altre parti.

Andiamo un attimo in Gran Bretagna, paese che ben pochi oserebbero tacciare di poca democraticità. Il Premier non è eletto dal popolo. Se badate, dopo le ultime elezioni, non avendo i Conservatori la maggioranza assoluta, si esplorò per un certo periodo l’ipotesi di nominare un premier laburista con il supporto dei Liberal Democratici. E nessuno si scandalizzò e urlò “ma le elezioni le hanno vinte i Conservatori”. Semplicemente, la legge non prevede “elezioni dirette” del Primo Ministro ma nomina da parte della Regina secondo la possibilità di trovare una maggioranza parlamentare. Maggioranza che può essere tranquillamente variabile se non c’è un partito che ha il 51% dei seggi.

La consuetudine britannica richiede poi che sia Primo Ministro il capo del partito di maggioranza (o del partito maggioritario della coalizione, come è ora). Quindi se il capo del partito cambia in corsa, il premier si dimette e lascia il posto al nuovo leader del partito, anche se non era il tizio che gli elettori avevano votato alle precedenti elezioni.

Esempio 1 di cambio in corsa: nel 2008 Blair si dimette e lascia il posto a Brown, in una staffetta programmata all’interno del Partito Laburista. Nessuno grida al colpo di stato.

Esempio 2 di cambio in corsa: nel 1990 John Major assume la guida del Partito Conservatore tramite una congiura contro Margaret Tatcher che fa sembrare le manovre di Renzi contro Letta un episodio di Peppa Pig – anche perché tutto questo avviene mentre i soldati britannici stanno rischiando la vita in Kuwait. Tutto questo non accade in Parlamento ma nell’ufficio di presidenza del Partito Conservatore. Nessuno grida allo scandalo, e addirittura John Major vince le seguenti elezioni nel 1992 – a dimostrazione che i cittadini britannici in queste manovre di palazzo non ci vedono nulla di anormale.


Ora mi spiegate una cosa? Perché non fa scandalo che Major abbia governato il Regno Unito per 7 anni dopo la più bieca delle congiure e qui invece pare che sia diventato “eversione” il fatto che Renzi rimpiazzi Letta (che non era comunque il candidato presentato agli elettori nelle elezioni generali del 2013) dopo avere consultato i cittadini in un’elezione primaria aperta a tutti a cui hanno partecipato oltre due milioni di votanti?

Renzi non è stato votato? Accipicchia se è stato votato! Potevate votare pro o contro di lui il giorno 8 dicembre 2013. Le primarie non presupponevano di essere elettori certificati del Partito Democratico. Non siete andati a votare?

CAZZI VOSTRI

Ora ve lo tenete, Renzi. E vi tenete il suo favoloso Governo di Galleggiamento per Quattro Anni. (Io ho votato Civati, che aveva promesso elezioni rapide, ma ahimé...) E la prossima volta che il PD fa le primarie mentre ha la maggioranza assoluta in almeno una camera, vi fate furbi e partecipate alla consultazione. Perché era chiaro che quelle elezioni avrebbero potuto determinare il premier tanto quanto le elezioni generali. E chi non ha votato non è stato furbo. Perché a differenza di John Major, Renzi si è sottoposto al giudizio degli elettori, quanto meno quelli del suo partito. Era quello il momento in cui chi ha interesse a che le cose vengano fatte più che a fare polemica poteva e doveva dire qualcosa, non la diretta streaming dopo il conferimento dell’incarico.

La prossima volta spendeteli, questi due euro.





Nessun commento:

Posta un commento