venerdì 7 febbraio 2014

Robocop: no, signori, non è lui.

Stasera vado al cinema. Danno Robocop, ma non lo vedrò. Ho visto il trailer l’ultima volta che sono andato al cine e mi ha fatto letteralmente infuriare.


Chi ha scritto la sceneggiatura di questo film di Robocop non ne ha capito nulla. Ciò che caratterizza Robocop come eroe non è il fatto che sia buono o coraggioso – questo magari ce l’hanno messo nel film – ma qualcosa che in questo remake manca.

Murphy nel film originale è morto. Lo hanno dichiarato deceduto. Hanno dichiarato decaduta la sua condizione di essere umano. E’ diventato un oggetto di proprietà dei padroni della polizia di Detroit. E di lui hanno fatto uno strumento, un rimpiazzo organico per un robot da sorveglianza ancora non abbastanza sofisticato. Robocop, quello vero, viene trasformato in una cosa.

Il film, quello vero, non racconta della rivincita dell’eroe contro chi lo ha ridotto in quello stato. Racconta della lotta di Murphy per riappropriarsi dell’umanità che gli hanno tolto. E di come il suo senso della giustizia gli consente di tornare dalla morte e di ridivenire uomo, non più oggetto. Di ricordarsi della sua famiglia pagando il prezzo terribile di sapere che non potrà più tornare da loro perché non debbono sapere che cosa è diventato.

Al Robocop del remake questo non succede. Non muore, entra in coma. Sua moglie sa che diverrà un bionico, accetta quel destino. Non viene mai trasformato in cosa, dunque non lotta per recuperare la sua umanità. Subisce il trauma di avere impiantate delle protesi bioniche in quasi tutto il corpo, tutto lì.

Ricordate la scena in Robocop 2 in cui Murphy chiede alla moglie di toccare la sua pelle umana residua, e lei si accorge che ha la temperatura di un cadavere? Straziante. Bene, scordatevela, perché a questo Robocop hanno lasciato una mano organica, non sia mai che l’eroe non possa carezzare qualche bambino senza farlo spaventare. Robocop originale non ha bisogno di carezzare bambini, e sta loro simpatico lo stesso.

Nel remake hanno lasciato la battuta-simbolo di Robocop: “Vivo o morto tu verrai con me.” E’ diventata una burla, una parodia. Nel film vero, quello originale, la battuta ha una carica emotiva enorme, perché segna il primo momento per cui il cyborg riesce a farsi riconoscere per chi veramente è, l’agente Alex Murphy, e non una sofisticata macchina per la tutela della legge. Qui tutti sanno che Robocop è Murphy.

Se a voi pare lo stesso, andate a vedere il film. A me fa troppa rabbia quando qualcuno non capisce una cosa così semplice, e lo pagano lo stesso per scrivere una sceneggiatura.

PS: per chi fosse curioso, andiamo a vedere Minuscule, la valle delleformiche perdute, che in Italia non so neppure se esca in sala. Non è un’idea mia, sia ben chiaro. Ma se avete bambini portateceli, è divertente.

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