Vogliamo fare due
conti su quello che ci costa la nostra classe politica?
Cominciamo dal costo
formale della politica, ossia da quanto ci costano gli eletti indipendentemente
dalla qualità del loro operato. Bene, la Corte dei Conti ha stimato quanto ci costano i nostri politici: 1,9 miliardi di euro all’anno. Scriviamolo in
lettere così fa più impressione: un miliardo e novecento milioni di euro all’anno.
Impressionante, vero?
Quindi questi
terrificanti “costi della politica” equivalgono a ben lo 0,15% del PIL. Il
deficit dello stato italiano (che è la perdita che lo Stato fa ogni anno,
aumentando il debito pubblico, non le spese dello Stato italiano che son ben
più alte) è in questo momento del 3%. Quindi i costi della politica
costituiscono ben un ventesimo del deficit annuo. Se tutti i politici
lavorassero completamente gratis, saremmo di un 5% più vicini al pareggio di
bilancio.
Sticazzi.
Vediamo ora che cosa
dicono le fonti UE sul costo annuo della corruzione (la cattiva politica). Ricordiamo
che anche se le mazzette vengono pagate dagli imprenditori, questi ultimi poi
si rivalgono prendendoseli dal costo gonfiato degli appalti, quindi alla fine
pagano sempre i cittadini con le loro tasse.
Ecco i dati: sessanta miliardi di euro all’anno.
Se non ci fosse la
corruzione, ossia la cattiva politica, ma solo la politica costosa, il bilancio
dello stato italiano tornerebbe subito in attivo, e il debito pubblico
scenderebbe senza bisogno di tartassare i cittadini.
Sempre per fare
matematica, il costo della corruzione è di circa venticinque volte più alto del
costo “nudo” della politica. Ripetiamo insieme: il costo delle mazzette è venticinque
volte più caro per noi dello stipendio (che già non scherza) dei politici.
Ora, qualcuno mi può
spiegare perché sono diversi anni che l’immaginario collettivo degli italiani
si scandalizza più per il costo della politica che per l’abnorme incidenza
delle mazzette? Perché se fate un bel sondaggio tra gli italiani sui problemi
del Paese, vi si risponderà più frequentemente “i costi della casta” (fattore
di incidenza reale: uno) che “il malgoverno e la corruzione” (fattore di incidenza reale:
venticinque). Provate a chiedere.
E quando è venuto
fuori che Anemone pagava l’affitto a Scajola "a sua insaputa", gli italiani si sono
scandalizzati più per i "privilegi della casta" che non per il fatto che evidentemente
Anemone ci lucrava, se pagava tutti quei soldi. E lucrava sulle nostre tasse.
E un certo politico,
all’indomani delle elezioni, ha subito lanciato l’hashtag #bersanifirmaqui per
l’annullamento dei rimborsi elettorali (quelli che incidono se va bene per lo 0,15%).
Ma non avrebbe fatto venticinque volte meglio a lanciare l’hashtag
#bersanicacciaicorrotti, per caso? Supponendo che l'abbia fatto per il bene dell’Italia
e non per interessi elettoralistici, dato che a quanto pare chi propone di agire sul fattore
0,15% diventa più popolare di chi cerca di agire sul fattore 4%.
E se provassimo a
pensare un attimo alle cose concrete, e non agli slogan? Le cifre le
conosciamo, basta confrontarle per capire chi fa propaganda e chi ha idee
efficaci.
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