mercoledì 5 febbraio 2014

Parliamo di cose concrete - 1



Vogliamo fare due conti su quello che ci costa la nostra classe politica?

Cominciamo dal costo formale della politica, ossia da quanto ci costano gli eletti indipendentemente dalla qualità del loro operato. Bene, la Corte dei Conti ha stimato quanto ci costano i nostri politici: 1,9 miliardi di euro all’anno. Scriviamolo in lettere così fa più impressione: un miliardo e novecento milioni di euro all’anno. Impressionante, vero?

Se non fosse che il PIL italiano è di millequattrocento miliardi di euro all’anno.

Quindi questi terrificanti “costi della politica” equivalgono a ben lo 0,15% del PIL. Il deficit dello stato italiano (che è la perdita che lo Stato fa ogni anno, aumentando il debito pubblico, non le spese dello Stato italiano che son ben più alte) è in questo momento del 3%. Quindi i costi della politica costituiscono ben un ventesimo del deficit annuo. Se tutti i politici lavorassero completamente gratis, saremmo di un 5% più vicini al pareggio di bilancio.

Sticazzi.

Vediamo ora che cosa dicono le fonti UE sul costo annuo della corruzione (la cattiva politica). Ricordiamo che anche se le mazzette vengono pagate dagli imprenditori, questi ultimi poi si rivalgono prendendoseli dal costo gonfiato degli appalti, quindi alla fine pagano sempre i cittadini con le loro tasse.


E’ il quattro percento del PIL. Superiore al deficit annuo.

Se non ci fosse la corruzione, ossia la cattiva politica, ma solo la politica costosa, il bilancio dello stato italiano tornerebbe subito in attivo, e il debito pubblico scenderebbe senza bisogno di tartassare i cittadini.

Sempre per fare matematica, il costo della corruzione è di circa venticinque volte più alto del costo “nudo” della politica. Ripetiamo insieme: il costo delle mazzette è venticinque volte più caro per noi dello stipendio (che già non scherza) dei politici.

Ora, qualcuno mi può spiegare perché sono diversi anni che l’immaginario collettivo degli italiani si scandalizza più per il costo della politica che per l’abnorme incidenza delle mazzette? Perché se fate un bel sondaggio tra gli italiani sui problemi del Paese, vi si risponderà più frequentemente “i costi della casta” (fattore di incidenza reale: uno) che “il malgoverno e la corruzione” (fattore di incidenza reale: venticinque). Provate a chiedere.

E quando è venuto fuori che Anemone pagava l’affitto a Scajola "a sua insaputa", gli italiani si sono scandalizzati più per i "privilegi della casta" che non per il fatto che evidentemente Anemone ci lucrava, se pagava tutti quei soldi. E lucrava sulle nostre tasse.

E un certo politico, all’indomani delle elezioni, ha subito lanciato l’hashtag #bersanifirmaqui per l’annullamento dei rimborsi elettorali (quelli che incidono se va bene per lo 0,15%). Ma non avrebbe fatto venticinque volte meglio a lanciare l’hashtag #bersanicacciaicorrotti, per caso? Supponendo che l'abbia fatto per il bene dell’Italia e non per interessi elettoralistici, dato che a quanto pare chi propone di agire sul fattore 0,15% diventa più popolare di chi cerca di agire sul fattore 4%.

E se provassimo a pensare un attimo alle cose concrete, e non agli slogan? Le cifre le conosciamo, basta confrontarle per capire chi fa propaganda e chi ha idee efficaci.

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