sabato 1 febbraio 2014

Costruzionismo e Filibustering


Da buon istrione – e che non abbia pari nell’usare la parola non ci sono dubbi – Beppe Grillo ha usato nelle scorse settimane la parola costruzionismo per definire l’azione parlamentare dei cinque stelle alla Camera sul decreto omnibus che includeva sia l’innalzamento delle quote delle banche private in Bankitalia che l’annullamento della seconda rata IMU.
 
Sul trucchetto di accorpare un provvedimento benefico per le casse delle famiglie e uno su cui ci sono fondatissime perplessità mi pare che sia sia già detto tutto. E’ una manovra di bassa lega di quelle a cui ci aveva abituato Forza Italia negli ultimi 20 anni, e la DC nei precedenti 40. Del resto questo è un governo ad alto tasso di democristian/forzitalicità.

Quello che a me pare più significativo e con la potenzialità di produrre effetti a lungo termine è il tentativo di ridefinire il linguaggio e coniare neologismi da parte del leader dei cinque stelle. E si, la modifica del linguaggio ha potenzialmente conseguenze più gravi della mezza svendita di Bankitalia. La parola è potente, e il suo potere non va mai sottovalutato. E per dirla come quel tipo in nero, “La Parola scorre potente in quest’uomo.”


Che cosa vorrebbe poi dire “costruzionismo”? E’ una sintesi di costruttivo e ostruzionismo. Ed è un ossimoro, ossia una figura retorica che mette insieme due termini semanticamente incompatibile. Come le convergenze parallele di democristiana – di nuovo – memoria. In politica, si sa, gli ossimori si sprecano. L’ostruzionismo in sé, però, non è mai opposizione costruttiva. Esso comporta semplicemente il tentativo della minoranza di impedire l’esercizio democratico del diritto della maggioranza a fare passare un provvedimento.

In questo caso lo scopo dell’ostruzionismo era puntare i riflettori su Bankitalia. Scopo raggiunto: i cartelloni esposti in Parlamento li hanno visti tutti. Dopodiché, raggiunto lo scopo, democrazia vuole che il provvedimento passi a maggioranza. Se il provvedimento è chiaramente impopolare, la maggioranza potrebbe essere tentata di ritirarlo per paura di pagar pegno alle prossime elezioni. Se invece ritiene di potere giustificare con gli elettori il perché ha preso quella decisione, la maggioranza parlamentare ha il diritto / dovere di approvare lo stesso quel provvedimento. E fin qui siamo nell’ambito dell’opposizione legittima e potenzialmente costruttiva: i cittadini, una volta informati, possono “punire” la maggioranza arrogante con il voto o assolverla per non aver commesso il fatto.

Quello che è successo in aula questa settimana però non si chiama “opposizione costruttiva”. E’ un fenomeno che in Italia non si era mai visto – e infatti la Presidenza della Camera ha applicato una procedura regolamentare mai usata prima, la cosiddetta tagliola o ghigliottina – ma che è abbastanza frequente nel Senato USA. Gli americani hanno dunque coniato un termine particolare per definirlo, data la sua ricorrenza. Il termine tecnico usato dai commentatori e politici USA è filibustering. Che si potrebbe tradurre in italiano con “fare i filibustieri”. O più prosaicamente con “fare gli stronzi”.




Il filibustering è di fatto il tentativo di prolungare all’infinito il dibattito parlamentare, impedendo che una proposta della maggioranza possa essere messa ai voti e approvata. Il regolamento del Senato americano lo consente se non c’è una maggioranza di sessanta senatori che chiede la messa ai voti immediati. Per questo motivo si dice che in America la vera maggioranza al Senato non è di cinquantuno senatori (il Senato USA ha cento membri, due per Stato) ma di sessanta: sotto i sessanta senatori è possibile che non si riesca a fare approvare una legge.

Per dire, il filibustering è la tattica parlamentare che i Repubblicani USA, in minoranza schiacciante di quarantuno senatori a cinquantanove, hanno utilizzato di recente per cercare di impedire che la riforma sanitaria di Obama – fortemente osteggiata da parte delle lobby delle assicurazioni private, che in America è una sorta di mafia peggio della P2 – potesse essere approvata. E ci sono quasi riusciti. 

Questo tipo di opposizione, quindi, non è quella tipica dei “protettori del popolo”, ma una tattica normalmente adottata per difendere gli interessi delle lobby. E’ un simpatico metodo per annullare la democrazia e “sterilizzare” il voto dei cittadini.

Non si tratta quindi di azione democratica, né di “impresa da Robin Hood” – al massimo da Primula Rossa che difende i notabili dai Rivoluzionari – ma di un metodo antidemocratico di fare opposizione che in Parlamento italiano, come tante altre cose brutte della politica americana che noi per fortuna non abbiamo (le sostituiamo con le brutture nostrane) non si era mai visto.

E io non voglio proprio vederlo più al Parlamento italiano, lo confesso. Quindi non cadrò nella trappola di Grillo di usare la parola “costruzionismo” per definire questa tattica antidemocratica da finti Robin Hood. Lo chiamerò con il termine più adatto, quello inglese: filibustering




1 commento: