Da buon istrione – e che non abbia pari nell’usare la parola non ci sono dubbi – Beppe Grillo ha usato nelle scorse settimane la parola costruzionismo per definire l’azione parlamentare dei cinque stelle alla Camera sul decreto omnibus che includeva sia l’innalzamento delle quote delle banche private in Bankitalia che l’annullamento della seconda rata IMU.
Sul trucchetto di
accorpare un provvedimento benefico per le casse delle famiglie e uno su cui ci
sono fondatissime perplessità mi pare che sia sia già detto tutto. E’ una
manovra di bassa lega di quelle a cui ci aveva abituato Forza Italia negli
ultimi 20 anni, e la DC nei precedenti 40. Del resto questo è un governo ad
alto tasso di democristian/forzitalicità.
Quello che a me
pare più significativo e con la potenzialità di produrre effetti a lungo
termine è il tentativo di ridefinire il linguaggio e coniare neologismi da parte
del leader dei cinque stelle. E si, la modifica del linguaggio ha
potenzialmente conseguenze più gravi della mezza svendita di Bankitalia. La
parola è potente, e il suo potere non va mai sottovalutato. E per dirla come
quel tipo in nero, “La Parola scorre potente in quest’uomo.”
In questo caso lo
scopo dell’ostruzionismo era puntare i riflettori su Bankitalia. Scopo
raggiunto: i cartelloni esposti in Parlamento li hanno visti tutti. Dopodiché,
raggiunto lo scopo, democrazia vuole che il provvedimento passi a maggioranza.
Se il provvedimento è chiaramente impopolare, la maggioranza potrebbe essere
tentata di ritirarlo per paura di pagar pegno alle prossime elezioni. Se invece
ritiene di potere giustificare con gli elettori il perché ha preso quella
decisione, la maggioranza parlamentare ha il diritto / dovere di approvare lo
stesso quel provvedimento. E fin qui siamo nell’ambito dell’opposizione
legittima e potenzialmente costruttiva: i cittadini, una volta informati,
possono “punire” la maggioranza arrogante con il voto o assolverla per non aver
commesso il fatto.
Quello che è
successo in aula questa settimana però non si chiama “opposizione costruttiva”.
E’ un fenomeno che in Italia non si era mai visto – e infatti la Presidenza
della Camera ha applicato una procedura regolamentare mai usata prima, la
cosiddetta tagliola o ghigliottina – ma che è abbastanza frequente nel Senato
USA. Gli americani hanno dunque coniato un termine particolare per definirlo,
data la sua ricorrenza. Il termine tecnico usato dai commentatori e politici
USA è filibustering. Che si potrebbe tradurre in italiano con “fare i
filibustieri”. O più prosaicamente con “fare gli stronzi”.
Il filibustering
è di fatto il tentativo di prolungare all’infinito il dibattito parlamentare,
impedendo che una proposta della maggioranza possa essere messa ai voti e
approvata. Il regolamento del Senato americano lo consente se non c’è una
maggioranza di sessanta senatori che chiede la messa ai voti immediati. Per
questo motivo si dice che in America la vera maggioranza al Senato non è di
cinquantuno senatori (il Senato USA ha cento membri, due per Stato) ma di
sessanta: sotto i sessanta senatori è possibile che non si riesca a fare
approvare una legge.
Per dire, il
filibustering è la tattica parlamentare che i Repubblicani USA, in minoranza
schiacciante di quarantuno senatori a cinquantanove, hanno utilizzato di
recente per cercare di impedire che la riforma sanitaria di Obama – fortemente osteggiata
da parte delle lobby delle assicurazioni private, che in America è una sorta di
mafia peggio della P2 – potesse essere approvata. E ci sono quasi riusciti.
Questo tipo di
opposizione, quindi, non è quella tipica dei “protettori del popolo”, ma una
tattica normalmente adottata per difendere gli interessi delle lobby. E’ un
simpatico metodo per annullare la democrazia e “sterilizzare” il voto dei
cittadini.
Non si tratta
quindi di azione democratica, né di “impresa da Robin Hood” – al massimo da
Primula Rossa che difende i notabili dai Rivoluzionari – ma di un metodo
antidemocratico di fare opposizione che in Parlamento italiano, come tante
altre cose brutte della politica americana che noi per fortuna non abbiamo (le
sostituiamo con le brutture nostrane) non si era mai visto.
E io non voglio proprio vederlo più al Parlamento italiano, lo confesso. Quindi non cadrò nella trappola di Grillo di usare la parola “costruzionismo” per definire questa tattica antidemocratica da finti Robin Hood. Lo chiamerò con il termine più adatto, quello inglese: filibustering.
ottima spiegazione
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