mercoledì 14 gennaio 2015

JE SUIS CHARLIE - il giorno in cui il coraggio prevale sul rispetto

Normalmente non pubblico né condivido pareri e immagini che siano offensivi di una fede religiosa (della gerarchia di quella religione a volte si). Chi ha letto i miei libri sa che l'argomento "rispetto del nome del Profeta Muhammad" non lo sottovaluto neanche un po'.

Tuttavia questa vignetta di Luz (uno dei pochi superstiti del massacro di una settimana fa) oggi trova posto sul mio blog.









Perché questo cambiamento rispetto alla mia politica normale di rispetto delle fedi?

Perché in questo caso il rispetto e la solidarietà verso i morti deve venire prima del rispetto verso i 1,5 miliardi di persone che si riconoscono negli insegnamenti del Profeta.

Si può, ovviamente, esprimere rispetto e solidarietà per i miscredenti senza offendere i credenti. E infatti è quello che normalmente faccio. Ma in questo caso è praticamente impossibile esprimere rispetto senza che venga scambiato per paura.

Perché molti, troppi di quelli che oggi non pubblicano la vignetta lo fanno per paura prima che per rispetto. Per evitare di "provocare". Per evitare ritorsioni. Alcuni giornali lo ammettono, altri no. Il New York Times aveva detto "E' stato un errore provocare" addirittura il giorno stesso della strage. Ma tutti, se scelgono di non pubblicare, fanno venire il dubbio di aver paura.

Perché comunque la si guardi, se dopo l'eccidio si ha più ritegno di prima a mostrare un'immagine caricaturale del Profeta Muhammad, allora i terroristi hanno vinto. Potete argomentare con quanti sofismi volete, ma ogni limitazione della diffusione di queste immagini, qualunque ne sia il motivo, implica il raggiungimento "de facto" dell'obiettivo dichiarato del commando omicida.

E io personalmente non ho nessunissima intenzione di dargliela vinta.

Chiudo con questa frase di Mario Taccolardi: "Chi mostra un cartello JE SUIS CHARLIE si è piazzato un mirino sul petto e ha detto ai terroristi: sparate anche a me, sparate a tutti noi... ma prima guardateci: siete sicuri che vi bastino le pallottole?"

E come sapete, questa strategia funziona solo se si è davvero tanti. Perché i terroristi di pallottole ne hanno in abbondanza. Ecco perché dunque oggi i miei principi di rispetto religioso sono sospesi: è molto più urgente "mettersi quel mirino sul petto". Per evitare che i prossimi colpi contro la libertà di espressione possano venire esplosi.

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