La giraffa Marius
dello zoo di Copenhagen è stata soppressa per evitare che si accoppiasse con
consanguinei. Ma si tratta davvero di un'eventualità così nefasta come sostengono gli zoo?
Molti si sono
giustamente indignati per l’uccisione – tra l’altro abbastanza
spettacolarizzata – della giovane giraffa. Molti hanno anche firmato
la petizione per le dimissioni del Direttore dello zoo. Diversi pareri sono
però circolati di recente in rete, non ultimo quello di una collaboratrice del National Geographic, secondo cui l’eutanasia sarebbe stata un atto mal gestito
ma necessario per evitare il temuto fenomeno dell’in-breeding, ossia la riproduzione fra consanguinei che
indebolirebbe la specie e ne favorirebbe
l’estinzione se gli esemplari detenuti negli zoo dovessero essere
utilizzati per ricostituire la popolazione delle giraffe in natura dopo un
disastro ambientale.
L’Associazione degli
Zoo e Acquari Europei (EAZA) ha poi rilasciato un comunicato in cui difende l’operato
del direttore Berg Holst che ha rifiutato di inviare l’animale
a uno zoo svedese che si era offerto. EAZA dice anche che tranne casi
eccezionali non consente il trasferimento di animali verso zoo e bioparchi non
appartenenti al network. Leggasi: normalmente preferiamo abbatterli piuttosto
che mandarli in zoo con politiche diverse dalla nostra, perché riteniamo di
avere delle ragioni scientifiche per farlo. Più esplicitamente, EAZA afferma
che se la giraffa si fosse accoppiata con consanguinei in uno zoo che non
pratica la rigida politica di controllo della diversità genetica applicata da
EAZA, ciò avrebbe costituito un potenziale pericolo per la specie delle giraffe.
Le parole esatte usate sono “could not contribute to the future of its species further”, ma dietro l’eufemismo
il senso è quello.
Secondo le opinioni
più accreditate, l’in-breeding o accoppiamento tra consanguinei potrebbe
portare, oltre che alle note conseguenze di una aumentata incidenza di
malformazioni e aborti spontanei, anche all’estinzione di una specie animale
per via della ridotta capacità di adattamento dovuta alla minore variabilità
genetica.
E’ bene innanzitutto sottolineare
che in natura l’in-breeding è un fenomeno frequente, perché gli animali non “tengono
traccia” dei rapporti di parentela una volta adulti come fa l’uomo, e si
accoppiano senza distinzione con genitori, fratelli e figli senza farci molto
caso. Pertanto anche in natura la giraffa Marius avrebbe rischiato di finire a “darsi
da fare” con consanguinei stretti.
Molto più importante
è però il fatto che non esistono riscontri che confermano la
correlazione tra in-breeding e estinzione. A conoscenza di chi scrive, infatti, non
ci sono studi scientifici dettagliati che analizzano il fenomeno dell’estinzione
di una specie e riescono a trovare una correlazione statistica significativa
con l’in-breeding. In una ricerca fatta ieri in rete con altri amici abbiamo
reperito al massimo uno studio che correlava l’estinzione di una popolazione
(non l’intera specie) di farfalle con l’in-breeding, e parecchi articoli che
invece trovavano dati che sembrano (occhio, sembrano, non c’è ancora molto di certo) confutare
la pericolosità dell’in-breeding per la sopravvivenza delle specie. In sintesi,
su questo argomento ne sappiamo ancora molto poco. Quindi quanto si sostiene
sulla pericolosità del fenomeno è dovuto a estrapolazioni e deduzioni logiche,
che sono assolutamente ragionevoli, ma non sono scientificamente provate. Occhio,
che nelle scienze naturali tra i due concetti di ragionevole e provato c’è un
abisso di differenza!
Se chi legge conosce lavori scientifici sperimentali che forniscono una buona volta una correlazione statistica tra inbreeding e estinzione, è invitato a segnalarli all'autore, dato che un’opinione scientifica è sempre
soggetta a cambiamento se emergono nuovi dati sperimentali. Sottolineo dati
sperimentali, con relativa analisi statistica, non dotte opinioni in stile
internettiano.
Infine, se mi
consentite di annoiarvi ancora un po’, vi sottopongo un caso concreto che può aiutare
anche chi non è addetto ai lavori quanto la cosa è complessa e quanto lontani
siamo dal fare previsioni corrette sul rischio che una specie corre a causa
dell’in-breeding.
Nella savana insieme
alle giraffe vivono anche i ghepardi e i leoni, anch’essi sotto controllo
scientifico per possibile rischio estinzione. Orbene, mentre il leone (Panthera
leo) è considerato una specie geneticamente sana, il ghepardo (Acinonyx jubatus)
presenta una sorprendente mancanza di diversità genetica, addirittura venti
volte meno degli altri felini, che si ritiene essere il frutto di in-breeding
forzato avvenuto millenni or sono. Vi lascio alla lettura degli innumerevoli
articoli scientifici reperibili per una spiegazione completa del fenomeno:
ricordo che la notizia apparve già trenta anni fa su Scientific American ai
tempi in cui ero studente. E già allora mi sorse qualche perplessità.
In pratica dunque al ghepardo è successo quello che i signori
di EAZA temono potrebbe succedere alla giraffa se si lasciassero riprodure i
vari Marius negli zoo senza controllo umano: la perdita grave di diversità
genetica. Ma le conseguenze sono davvero così gravi come temono i genetisti?
Notiamo innanzitutto
che la scarsa diversità genetica non si traduce necessariamente in ghepardi “tutti
uguali” come qualcuno ogni tanto afferma. Come molti altri felini, il ghepardo
presenta una colorazione alternativa che raramente ma costantemente compare
nelle popolazioni selvatiche. Si tratta dei ghepardi “a strisce” o “reali”, che
sono l’equivalente delle pantere nere per leopardi e giaguari (ossia individui
neri invece che a chiazze) e dei rari leoni bianchi. Insomma, se mi scusate un
termine molto tecnico, l’estrema uniformità del genotipo non si traduce
necessariamente in una perdita di varietà del fenotipo. Primo indizio che bisogna indagare più a fondo.
Facciamo poi un bel
confronto dal punto di vista ecologico e demografico tra ghepardo e leone. Ecco
i due areali di diffusione in Africa (i pochi leoni sopravvissuti in Asia non
sono statisticamente significativi).
Areale del ghepardo:
Areale del leone (in
blu, l’area in rosso è quella occupata prima dell’arrivo dell’uomo);
Insomma, sugli
allarmi che da trenta anni circa vengono lanciati sul rischio di estinzione del
ghepardo per la sua mancanza di diversità genetica si possono formulare
parecchi dubbi. Io personalmente ne dubitavo già trenta anni fa, e più il
ghepardo “tiene duro”, come pare stia facendo, più gli scienziati hanno il
dovere di comportarsi da scienziati, ossia indagare a fondo prima di parlare, e
soprattutto di agire. Come nel caso della giraffa “che non poteva più
contribuire al futuro della sua specie”.
Povero Marius, lo hanno condannato a morte sulla base di indizi di colpevolezza, e non di vere prove. Forse meritava un supplemento di indagine prima di essere dato in pasto ai leoni.
Povero Marius, lo hanno condannato a morte sulla base di indizi di colpevolezza, e non di vere prove. Forse meritava un supplemento di indagine prima di essere dato in pasto ai leoni.
Vignetta di Dario Corallo
Qui termina la parte
scientifica dell’articolo. Mi permetto di fare un’ultima considerazione. L’EAZA nel suo
comunicato afferma che “the
decision to euthanise the giraffe at Copenhagen zoo was taken for valid reasons
and not taken lightly”. Sulla
prima parte, ossia sulle ragioni valide, ho detto la mia opinione informata e attendo
confutazione da persone competenti tramite dati concreti. Sulla seconda parte,
ossia che non sia stata presa alla leggera, direi che la plateale spettacolarizzazione
della morte ed autopsia dell’animale confermi esattamente il contrario di
quanto afferma l’EAZA. Da appassionato di anatomia e morfologia animale, non
penso proprio che sia il caso di far macellare giraffe davanti ai bimbi.
Sono disponibili online petizioni per cacciare il macellaio/showman dallo zoo di Copenhagen e per persuadere EAZA a rivedere la sua politica su trasferimenti e eutanasie. A chi legge la scelta se firmare o no.
Sono disponibili online petizioni per cacciare il macellaio/showman dallo zoo di Copenhagen e per persuadere EAZA a rivedere la sua politica su trasferimenti e eutanasie. A chi legge la scelta se firmare o no.
Nessun commento:
Posta un commento