mercoledì 19 febbraio 2014

Aridatece la Lombardi...



Se allo streaming con Renzi ci fosse andata la stessa delegazione che parlò con Bersani o con Letta, l’esito sarebbe stato parecchio diverso.

Premetto che una buona parte dei tre streaming l’ho seguita. Non tutto, ma abbastanza da farmene un’opinione non “filtrata” dai giornali. E il duo Crimi&Lombardi in certi momenti faceva quasi tenerezza: hanno fatto una mappazza di errori, ma si vedeva platealmente che li facevano in buona fede. Il problema è che avevano davanti interlocutori esperti si, ma incapaci di sintonizzarsi sulla loro stessa lunghezza d’onda.

Il primo, Bersani, è stato così a lungo in politica che non riusciva proprio a sganciarsi dai vecchi schemi del “voi mi date l’appoggio perché tanto poi è sottinteso che qualcosa ne ricavate”. Ma era ovvio a tutti gli italiani – con la sola eccezione dello Smacchiatore di Giaguari – che quel tipo di interlocuzione non avrebbe portato a niente. Ovviamente Crimi & Lombardi avrebbero potuto chiedere a Bersani di avvicinarsi alle loro posizioni – nella loro maniera non politica di interloquire lo hanno anche fatto – ma non avevano abbastanza esperienza da capire che potevano farlo: lo avevano in pugno e non lo hanno capito!

Il secondo, Letta, era già molto più sulla stessa lunghezza d’onda. E’ riuscito a dialogare con i due, non si sono offesi a vicenda ma si sono augurati di compiere con coscienza il loro reciproco compito democratico, quello di Governo e quello di opposizione. Se la compagine di governo non fosse stata già decisa al Quirinale, le cose sarebbero potute andare diversamente. Un’intesa su alcuni contenuti si poteva trovare tranquillamente. La Lombardi, in modo errato e goffo, ci provò pure: “firmi la mia legge”, disse al premier incaricato. Non si fa così, ovviamente: le leggi da condividere si scrivono insieme, non si scodellano davanti al naso del primo ministro. Ma almeno ha provato a dialogare con l’avversario, rispettandolo, e in cambio ne ha avuto il rispetto che forse Bersani non le aveva tributato.

Oggi è successo qualcosa di completamente diverso. L’interlocutore, per la prima volta, era perfettamente in grado di dialogare con il Movimento, e la delegazione aveva pieno mandato per trattare, dato che andare o non andare era stato discusso in pubblico e approvato dai militanti. Era garantito che non ci sarebbero stati problemi di comunicazione.

Le premesse per iniziare un dialogo c’erano tutte. Non sulla fiducia, ma sul capitolo “provvedimenti condivisibili” si.

E per la prima volta all’incontro è andato anche Grillo. Che caso, eh?

Davanti alla gentilezza di Renzi e all’affemazione spiazzante (è stato lo stesso Grillo a definirsi spiazzato) che non veniva chiesta la fiducia per usare il Movimento come “stampella”, Crimi e Lombardi (o chiunque altro) avrebbero tranquillamente accettato un dialogo sui singoli provvedimenti. Poi magari Renzi non avrebbe mantenuto le promesse fatte in quella sede, ma era facile prevedere che i portavoce parlamentari avrebbero fatto la cosa più ovvia e semplice del mondo: sarebbero andati a vedere il bluff di Renzi. Era una situazione in cui non potevano perdere: se non manteneva le promesse, avrebbero potuto gridare alla “vecchia politica”; se le manteneva, potevano accreditarsi il merito di avere “costretto” la Kasta ad agire a favore dei cittadini per la prima volta in 20 anni.

Grillo ha capito subito che tipo di discorso avrebbe fatto Renzi. E che il rischio di accordo limitato ai singoli provvedimenti (che lui invece non vuole) c’era. E all’incontro è andato lui.

Per farlo fallire.

Lo ha detto chiaramente: con te non parlo, non sono venuto per parlare, non mi importa quello che dici.

Un consiglio per gli amici 5S: la prossima volta che votate online, verificate che tutti i punti e le implicazioni di quello che votate siano chiari. Perché nella domanda posta (andare o non andare) mancava un punto: andare e cercare di trovare accordi sui singoli punti o “andare per sfancularlo e basta” come ha fatto Grillo? E purtroppo, quando si dà mandato a uno di trattare con un altro, e non gli si dice chiaramente che cosa deve chiedere o proporre, ma ci si rimette alla sua decisione, non è democrazia diretta ma democrazia rappresentativa. Si vota sulla persona che ci rappresenterà e non sulle istanze che porterà.

E’ chiaro ora perché io sostengo che sia irrealizzabile la democrazia diretta? Semplice, perché manco quelli che la predicano poi la applicano.

Ah, e per chi non lo avesse capito non sostengo affatto Renzi, eh. Io avevo votato Civati. E lo rifarei.

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