Ieri ho condiviso
su Facebook la foto commentata che potete vedere qui sotto. Praticamente tutti
i miei contatti grillofili hanno avuto da ridire. Come previsto.
La foto aveva l’obiettivo
di divenire virale ed essere condivisa, per dare un messaggio rapido ed
immediato. Qui vorrei chiarire la mia posizione sui precedenti penali di Grillo
con una modalità comunicativa diversa da quella della “foto ad effetto” che ho
usato su Facebook.
Partiamo dal
principio. Ossia chi è Beppe Grillo. Non tutti ricordano la sua prima uscita
pubblica, nel 1977 nel siparietto domenicale che faceva da anteprima allo
spettacolo legato alla Lotteria di Capodanno. Lo portò in TV Pippo Baudo, in un
gruppo di nuove leve selezionate da lui che dovevano essere i mattatori comici della
TV del futuro. E lo divennero. Io lo ricordo quel primo ruolo in televisione, si
capiva immediatamente di quale immenso talento fosse dotato Grillo. Insieme a
lui debuttò anche Tullio Solenghi, altro grandissimo comico. Ma Solenghi ha
bisogno di una spalla, che sia Lopez o Marchesini poco importa. Grillo no, è un
monologhista, una furia della natura capace di reggere da solo la scena per due
ore tenendosi gli occhi degli spettatori incollati addosso.
Negli anni che
seguono Grillo sfreccia come un razzo nel firmamento della TV di stato.
Lotteria di Capodanno, San Remo, spettacoli dedicati con o senza Baudo, Grillo
diventa il beniamino di tutti quelli che amano pensare con la loro testa,
perché va a caccia di tutte le contraddizioni del costume italiano e le prende
a sberleffi – senza pietà – nei suoi monologhi. Fa ridere, ma anche pensare. Un
po’ come Crozza oggi. Ma Grillo è una spanna al disopra di Crozza.
Grillo è così
bravo che diventa un pericolo per l'establishment. In un momento in cui tutti prendono in giro il
Partito Socialista di Craxi perché si dedica a ogni sorta di ruberie, Grillo è
l’unico che viene guardato con sospetto per i suoi attacchi al PSI. Non fa il giullare asservito come gli altri
comici, fa pensare il pubblico. Costituisce una minaccia, e viene messo all’indice
della TV. Negli anni della TV trash del Drive In, con rotondità femminili in
mostra ovunque, Grillo non può andare in video perché è bollato come “volgare”.
Ma il vero motivo è che è un pericolo per il sistema.
E quanto pericoloso
sia davvero lo si scoprirà solo quindici anni dopo.
Ed è in quegli
anni in cui è sulla cresta dell’onda e sta per essere ostracizzato che capita l’avvenimento
che terrà Grillo fuori dalla politica parlamentare. Una sera del
dicembre 1981, Grillo torna da una gita in montagna con in macchina quattro
amici. Due sono una coppia genovese con uno dei loro bambini di nove anni. La
strada è uno sterrato militare ai limiti dell’impraticabilità, ma Grillo ha un
costoso fuoristrada e sfida la difficoltà. A un certo punto perde il controllo,
scivola sul ghiaccio e l’auto cade in un precipizio profondo ottanta metri. La
coppia con bambino muore, il quarto passeggero si salva per miracolo. La
seconda figlia della coppia, che è rimasta a casa, è anche lei salva per un
vero miracolo. Non sarebbe mai riuscita a sopravvivere all’impatto.
Grillo salta
fuori dall’abitacolo appena in tempo. Vede morire i suoi amici, ma è troppo
tardi per fare alcunché oltre chiamare i soccorsi. C’era solo una cosa che
poteva fare per salvare loro la vita. Non sopravvalutare le sue capacità di
pilota, e non percorrere quel tratto di strada col SUV pieno di gente. Ma non l’ha
fatto, ed ora non c’è più nulla da fare. Perché, ricordiamocelo, ogni volta che
ci mettiamo al volante stiamo implicitamente accettando una responsabilità non
trascurabile nei riguardi di chi trasportiamo e delle persone che viaggiano
sulla stessa strada. Quel pezzetto di plastica con su scritto “Patente di Guida”
ne è testimone, ecco perché è tanto importante.
Ricordo
distintamente il momento in cui sentii l’annuncio della sciagura alla radio, e
ci rimasi malissimo. Perché Grillo era saltato fuori, riuscendo a salvarsi ma
lasciando i suoi amici a morire. Per me allora Grillo era un eroe. E gli eroi
non saltano fuori all’ultimo momento per salvarsi la pellaccia. Gli eroi
salvano anche gli altri. Soprattutto i bambini innocenti.
Mi augurai che l’inchiesta
della magistratura rivelasse che Grillo non era responsabile. Non fu così. In
un processo durato, nei tre gradi di giudizio, dal 1983 al 1988 Grillo fu
ritenuto “colpevolmente imprudente” dal Tribunale di Cuneo, e condannato a
quattordici mesi di reclusione. Con la condizionale, perché il Tribunale
riconobbe che non l’aveva fatto apposta, e quindi non era da considerare un “incallito
criminale”.
Bene, stabilito
che non lo ha fatto apposta e quindi non può certo essere paragonato a
Pacciani, mi sapete dire a quale altro recente evento assomiglia la triste
storia della sciagura di Grillo? Avete sentito mai, di recente, di qualcuno che
fa troppo “lo sborone” mentre è al comando e poi salta giù dal mezzo mentre c’è
gente che muore per via della sua imprudenza?
Si. Lui. E’ sotto
processo per lo stesso reato di Grillo. Anche se non se la caverà così a buon
mercato perché le responsabilità sono superiori. E i morti più numerosi.
Qui mi parte la
prima domanda. Dato per scontato che non c’è stata l’intenzione di nuocere ma
solo imprudenza, ma a voi lettori pare opportuno che uno condannato per avere
causato con la sua imprudenza la morte di una famiglia sia un leader politico
di rilievo e potenzialmente in futuro Presidente del Consiglio? No, perché i
principi del M5S dicono che se si ha una condanna non si può essere eletti
deputati, di vincoli per ministri e presidenti stranamente non parlano. Questo
signore che ha fatto un terribile errore di valutazione riguardo alla guida sul
ghiaccio è la persona giusta per indicarci come proseguire sul terreno
scivoloso dell’integrazione europea?
Su questi
argomenti al Comandante Schettino – suppongo – non daremmo ascolto. Ma allora,
di grazia, perché diamo o dovremmo dare ascolto a Beppe Grillo che nella sua
storia ha un episodio analogo, nel suo piccolo, a quello della Concordia?
Detto questo, rimane
da menzionare il dettaglio più terribile.
Vi è però un
momento in cui Grillo non ritiene opportuno tacere.
Nel maggio 2013,
tre mesi dopo la vana richiesta di Caterina Giberti, Grillo pubblica sul suo
blog un post in cui invita chi non è d’accordo con la linea stabilita nel M5S
ad andarsene. E lo fa con un’espressione colorita.
Ma come si fa a scherzare sul “precipitare nel vuoto” quando si è vista una famiglia cadere in un burrone per un proprio errore? Con che coraggio ci scherza sopra dopo aver negato a quella povera ragazza persino una semplice spiegazione? E soprattutto, che cosa avrà mai provato quella poverina a vedere l’uomo che ha visto la sua famiglia precipitare verso la morte che fa battute sul “c’è più controllo se ti butti da solo”?
Trenta anni fa
quest’uomo per me era un eroe. Dopo questo, non riesco a considerarlo migliore
di uno Schettino. Schettino, almeno, non fa battute sugli annegati.
Per finire, qui
occorre fare una doverosa precisazione di tipo personale. Io non sono d’accordo
con l’ostracizzazione di chi ha subito condanne. Se uno ha precedenti penali,
deve avere la possibilità di gettarseli alle spalle. A condizione di prendersi
le responsabilità che gli spettano.
Io personalmente
ho contribuito al reinserimento nella società di un pluriomicida in libertà
condizionata dopo sedici anni di carcere. Uno con alle spalle quindici delitti
di quelli efferati (cospargeva i tossicodipendenti di benzina e dava loro
fuoco). E non mi risulta abbia ucciso più nessuno dopo.
Nel 2003 mio
padre ha patteggiato una condanna a trenta mesi per il medesimo reato colposo
di Grillo. I particolari della vicenda (Via Pagano) li trovate sulla cronaca di
Palermo dei maggiori quotidiani che hanno un’edizione siciliana. Mio padre però
non fa politica, né blog con battute che ricordano da vicino la tragedia.
Cortesemente,
quindi, non state a spiegarmi che cosa sono i delitti colposi e quelli
intenzionali, e quanta responsabilità ha chi è condannato per essi. Lo so perfettamente.
Io ho dovuto stare nella stessa aula di tribunale con una povera donna che mi
guardava e si capiva che pensava “E’ colpa della tua famiglia se sono morti mio
padre, mia madre e mio marito”. Chi legge questo scritto (spero per lui) invece
no.
Rimango quindi contrario
alla discriminazione dei condannati, sia quelli a me vicini che quelli che
politicamente combatto. Per me Berlusconi è un cattivo interlocutore per Renzi
perché è inaffidabile, non perché è condannato. Non ha la peste perché è stato
riconosciuto colpevole di frode fiscale. Se applicano la condizionale e lo tengono
fuori dalla galera (Berlusconi come Grillo) la cosa non può che farmi
piacere. Purché la finiscano di delinquere. E di fare battute.
Quello che non
accetto e non accetterò mai, invece, è il principio della “scorreggia del capo
che non puzza”. Il “se lo ha fatto il mio idolo allora non è davvero un reato”.
Questo no, mai. Soprattutto se ci si aggiunge il particolare raccapricciante
della battuta sul precipitare nel vuoto.
Quindi se Grillo
vuol fare altre battute poco opportune, tipo quella sul Pregiudicatellum, si
metta prima al collo un cartello con scritto “Sono pregiudicato anche io”, come
è doveroso fare. Altrimenti glielo metto io.
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