Questo blog era
partito per parlare di cose serie, non di film. Approfitto quindi
dell’occasione per rimetterlo in riga.
Parliamo quindi della trattativa per la legge elettorale (e perché no, le riforme) che sta portando avanti il neo-eletto segretario dei Democratici.
Parliamo quindi della trattativa per la legge elettorale (e perché no, le riforme) che sta portando avanti il neo-eletto segretario dei Democratici.
E qui mi ripassano
davanti come in un déjà vu le immagini di quello che successe nel 2007-2008 ad
opera di un altro neosegretario democratico, Walter Veltroni.
Le somiglianze sono
impressionanti. A cominciare dal fatto (si lo so, non è politicamente
significativo ma per me lo è, chissenefrega) che anche allora votai alle
primarie, e anche allora votai contro il segretario che fu poi plebiscitato. E un po' mi dispiacque perch¨é Veltroni è uno che in tutti gli altri ruoli fuorché quello del segretario, a differenza di Renzi, stimo molto.
Anche allora il
segretario iniziò da subito a mettere non poco i bastoni tra le ruote del
governo, di cui non condivideva gran parte dell’agenda politica. Ed anche
allora la grande ribalta per il segretario Dem fu la trattativa con le
controparti politiche per le riforme elettoral-istituzionali. Anche allora si
disse “Occorre trattare con le opposizioni” – cosa peraltro anche abbastanza
normale quando si tratta delle regole del gioco.
Vogliamo ricordare
che cosa successe delle buone intenzioni di Veltroni?
E’ presto detto. Il buon Walter parla iniziallmente con Fini e Casini – Fini era appena partito a parlare di “comiche finali” riguardo all’ultima sparata da predellino del Berlusca, ricordate? – e trova interlocutori disposti a riflettere insieme. Oggi Renzi si trova Alfano e Casini ma il concetto è lo stesso.
E’ presto detto. Il buon Walter parla iniziallmente con Fini e Casini – Fini era appena partito a parlare di “comiche finali” riguardo all’ultima sparata da predellino del Berlusca, ricordate? – e trova interlocutori disposti a riflettere insieme. Oggi Renzi si trova Alfano e Casini ma il concetto è lo stesso.
Poi parla con
Berlusconi. E Berlusconi fa al Walter lo stesso servizio senza vaselina che
aveva fatto a Massimo D’Alema, l’acerrimo rivale di Veltroni e – ma che caso –
anche anima nera di Renzi. Ossia finge di volere trovare un punto di incontro
per danneggiare il suo avversario. E ci riesce.
Veltroni, anima
candida, ci casca e invece di parlare con chi avrebbe intenzioni serie parla
col Berlusca e se ne esce con un progetto di un’Italia bipartitica che esiste
solo nella sua testa. Fini, Casini e soprattutto Mastella si mettono sul chi
vive perché la loro esitenza politica è minacciata da questo progetto e alla
prima difficoltà cade il governo. E non è che il Valter se ne dispiaccia poi
tanto, così come ora Renzi non si strapperebbe le vesti per una detronizzazione
di Letta.
Bene, vi ricordate come andò a finire con Veltroni? Si? Impossibilità di trovare l’accordo con Casini per riformare la legge elettorale prima di votare, cosa ovvia visto che Veltroni lo aveva inizialmente schifato per rivolgersi al Berlusca, nonostante le forti pressioni (si, anche allora) del Presidente della Repubblica, scioglimento delle Camere, batosta memorabile per il PD, fine delle ambizioni di Veltroni e inizio di quattro anni di Mignottocrazia interrotti solo a pochi centimetri dal baratro del default finanziario. E sulla soluzione trovata per evitare il baratro stendiamo un velo pietoso. Insomma catastrofe per l’Italia.
Bene, qualcuno sa
spiegarmi perché ora dovrebbe andare diversamente? Perché Berlusconi non
dovrebbe tendere una trappola a Renzi, che ci casca e riporta Alfano tra le
braccia dell’amato padre, provocando una catastrofica crisi? Perché Renzi – si,
Renzi – è convinto che tanto le elezioni lui le vincerebbe. Convinto come lo
era Veltroni. E gli finirebbe come a Veltroni: senza vaselina. Né per lui né per
noi.
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