domenica 19 gennaio 2014

Matteo, Walter e il Cavaliere: déja vu


Questo blog era partito per parlare di cose serie, non di film. Approfitto quindi dell’occasione per rimetterlo in riga.

Parliamo quindi della trattativa per la legge elettorale (e perché no, le riforme) che sta portando avanti il neo-eletto segretario dei Democratici.

E qui mi ripassano davanti come in un déjà vu le immagini di quello che successe nel 2007-2008 ad opera di un altro neosegretario democratico, Walter Veltroni.
 
Le somiglianze sono impressionanti. A cominciare dal fatto (si lo so, non è politicamente significativo ma per me lo è, chissenefrega) che anche allora votai alle primarie, e anche allora votai contro il segretario che fu poi plebiscitato. E un po' mi dispiacque perch¨é Veltroni è uno che in tutti gli altri ruoli fuorché quello del segretario, a differenza di Renzi, stimo molto.

Anche allora il segretario iniziò da subito a mettere non poco i bastoni tra le ruote del governo, di cui non condivideva gran parte dell’agenda politica. Ed anche allora la grande ribalta per il segretario Dem fu la trattativa con le controparti politiche per le riforme elettoral-istituzionali. Anche allora si disse “Occorre trattare con le opposizioni” – cosa peraltro anche abbastanza normale quando si tratta delle regole del gioco.

Vogliamo ricordare che cosa successe delle buone intenzioni di Veltroni?

E’ presto detto. Il buon Walter parla iniziallmente con Fini e Casini – Fini era appena partito a parlare di “comiche finali” riguardo all’ultima sparata da predellino del Berlusca, ricordate? – e trova interlocutori disposti a riflettere insieme. Oggi Renzi si trova Alfano e Casini ma il concetto è lo stesso.

Poi parla con Berlusconi. E Berlusconi fa al Walter lo stesso servizio senza vaselina che aveva fatto a Massimo D’Alema, l’acerrimo rivale di Veltroni e – ma che caso – anche anima nera di Renzi. Ossia finge di volere trovare un punto di incontro per danneggiare il suo avversario. E ci riesce.

Veltroni, anima candida, ci casca e invece di parlare con chi avrebbe intenzioni serie parla col Berlusca e se ne esce con un progetto di un’Italia bipartitica che esiste solo nella sua testa. Fini, Casini e soprattutto Mastella si mettono sul chi vive perché la loro esitenza politica è minacciata da questo progetto e alla prima difficoltà cade il governo. E non è che il Valter se ne dispiaccia poi tanto, così come ora Renzi non si strapperebbe le vesti per una detronizzazione di Letta.

Bene, vi ricordate come andò a finire con Veltroni? Si? Impossibilità di trovare l’accordo con Casini per riformare la legge elettorale prima di votare, cosa ovvia visto che Veltroni lo aveva inizialmente schifato per rivolgersi al Berlusca, nonostante le forti pressioni (si, anche allora) del Presidente della Repubblica, scioglimento delle Camere, batosta memorabile per il PD, fine delle ambizioni di Veltroni e inizio di quattro anni di Mignottocrazia interrotti solo a pochi centimetri dal baratro del default finanziario. E sulla soluzione trovata per evitare il baratro stendiamo un velo pietoso. Insomma catastrofe per l’Italia.

Bene, qualcuno sa spiegarmi perché ora dovrebbe andare diversamente? Perché Berlusconi non dovrebbe tendere una trappola a Renzi, che ci casca e riporta Alfano tra le braccia dell’amato padre, provocando una catastrofica crisi? Perché Renzi – si, Renzi – è convinto che tanto le elezioni lui le vincerebbe. Convinto come lo era Veltroni. E gli finirebbe come a Veltroni: senza vaselina. Né per lui né per noi.

Nessun commento:

Posta un commento